martedì 27 settembre 2011

IGOR MITORAJ nella valle dei templi Agrigento

Si svolge all'interno del parco archeologico e paesaggistico della valle dei templi di Agrigento una mostra di uno dei piu' grandi scultori contemporanei d'oggi ,Igor Mitoraj artista polacco del 1944.Saranno presenti 17 sculture disseminate in questo magico panorama siciliano.

Lo stile di Mitoraj è radicato nella tradizione classica della grecia antica con la rappresentazione di busti,corpi e volti prevalentemente maschili ma con una visione post moderna con accorgimenti come screpolature,invecchiature,troncature ,vuoti creati appositamente per enfatizzare la decadenza delle sculture classiche  del tempo.Ho scoperto da poco questo grande artista grazie ad alcune riviste d'arte e devo dire che mi ha entusiasmato con il suo stile inconfondibile.Penso sia una sensazione bellissima vedere queste opere in un contesto appropiato sia per il luogo attinente alle origini e alla maestosita' del paesaggio magari aspettando la luce dell'alba o del tramonto che ne risaltano le loro forme.Alcune foto qui presenti possono dare conferma a cio'.Se pensiamo all'esiguo costo per visitare questa vera installazione artistica è proprio un delitto non farla.Io come artista autodidatta ho preso spunto da alcune opere di Mitoraj e ho voluto rappresentarle tramite pittura cercando di trasmettere le stesse sensazioni del maestro,spero di esserci riuscito giudicate voi.
Massimo

sabato 24 settembre 2011

MOSTRA TOULOSE LAUTREC A PARMA


Una mostra su Henri de Toulouse-Lautrec in Italia mancava da parecchi anni.  Il vuoto viene colmato dalla Fondazione Magnani Rocca che, dal 10 settembre all’11 dicembre 2011 nella sua sede di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, propone una originale riflessione sul celebre artista francese.
La mostra, che inaugura la presidenza di Giancarlo Forestieri, è curata da Stefano Roffi – con saggi in catalogo di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera e del curatore – ed è frutto della collaborazione della Magnani Rocca col Museum of Fine Arts di Boston, col Musée d’Ixelles-Bruxelles, con la Fondazione E. G. Bührle di Zurigo, col MIBAC – Soprintendenza BSAE per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, con la Galleria d’Arte Moderna di Milano e con altri musei e collezioni italiani ed esteri.
Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell’iniziativa.
È noto come una parte della produzione dell’aristocratico Toulouse-Lautrec (Albi 1864 – Malromé 1901), si sviluppi sulla scia del “japonisme”, ovvero l’ispirazione all’arte giapponese; egli traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, ovvero le case chiuse che frequenta non solo come artista. È nell’ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell’intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette “senza testa” della cantante Yvette Guilbert nel notissimo Divan Japonais.
I suoi manifesti sono capolavori d’arte e documenti di un’epoca: conquistarono il pubblico d’allora che li amò e li collezionò, in un periodo in cui altri grandi maestri si cimentavano in questo genere in forte ascesa. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono nella mostra “Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Epoque”. Da notare come nei musei italiani siano rarissime le opere di Lautrec; si tratta quindi di un’occasione imperdibile per vedere suoi lavori senza dover raggiungere grandi musei internazionali.
L’artista mostra un occhio spietato e caricaturale per le caratteristiche e la gestualità dei soggetti che rappresenta (che includono le vedettes sue amiche, le cantanti e ballerine May Milton, Jane Avril e La Goulue – come Andy Warhol farà coi personaggi della sua Factory newyorkese) unito all’uso innovativo di ampie stesure di colori piatti, marcate silhouettes e punti di vista inconsueti, in un’elaborazione di inesauste folgorazioni emotive.
Accanto al corpus delle affiches, la mostra propone una serie di confronti di particolare suggestione: sono accostati i dipinti di figura di Lautrec a quelli di paesaggio degli impressionisti Monet e Renoir, oltre a Cézanne; viene evidenziato il debito nella grafica all’arte giapponese offrendo un confronto speculare fra i manifesti del francese e stampe fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai; viene ricreato il clima di frizzante competizione che Lautrec ingaggia coi vari Chéret, Mucha, Steinlen, Bonnard nell’accaparrarsi le commesse pubblicitarie nella Parigi della Belle Epoque; infine viene mostrata l’influenza che Picasso riceve da lui in occasione dei primi soggiorni parigini.
“In tutto il mondo si conoscono le fotografie di quest’ometto deforme. Soltanto la testa e il tronco erano di proporzioni normali. La testa sembrava avvitata sopra le spalle molto cascanti. La barba lunga e nera faceva l’effetto d’uno strano ornamento. Gambe e braccia erano quelle di un bambino di sei anni. Ma in questo corpo deforme c’era una forza vitale enorme, quasi superata dallo spirito di Lautrec. Le sue risposte pronte – simili a quelle di un clown maligno – erano sconcertanti. La bocca di una animalesca sensualità, il modo di esprimersi ora incontrollato, ora estremamente arguto, ora del tutto anticonvenzionale…”. (Henry van de Velde).
L’arte di Lautrec nella Parigi di fine Ottocento non si allinea con quella degli impressionisti che di pochi anni lo avevano preceduto e ancora stavano lavorando in Francia; la sua pittura infatti non rivela interesse per il paesaggio e per la luce, mentre esprime un fascino fortissimo per la figura umana. Lautrec ha chiaro fin da bambino che avrebbe fatto il pittore; la sua statura molto ridotta – dovuta a una duplice frattura alle gambe contratta tra il ’78 ed il ’79 – non gli consente, d’altra parte, di pensare a un lavoro fisicamente impegnativo. Lasciata la monotonia della vita in famiglia nel sud della Francia, si trasferisce a Parigi, metropoli che, nell’ultimo ventennio del XIX secolo, vive l’atmosfera gioiosa, entusiasmante ed eccessiva della Belle Epoque. Montmartre, quartiere degli artisti per eccellenza, vede la nascita e la diffusione di trasgressivi locali notturni, cafés, cabarets, rivelando il lato nascosto e torbido della rigida morale borghese dominante.
Circondato di amici – pittori, poeti e artisti della notte – Lautrec si dà alla bella vita e frequenta i celebri Moulin Rouge, Divan Japonais, Folies Bergère. All’inizio è quasi intimorito dalla cattiva reputazione di quell’ambiente, ma poi, grazie all’amicizia con lo showman Aristide Bruant, fondatore del Mirliton, proprio a Montmartre trova ispirazione preziosa per le sue ricerche d’artista. Evidenzia così nuove connessioni fra l’arte e la vita quotidiana affermandosi come una figura centrale nella società decadente che raffigura. La sua attenzione è rivolta ai personaggi: mette a fuoco e analizza da vicino i “tipi” umani che incontra (per usare un’espressione flaubertiana), presentandoli sotto una luce distorta, ironica, tramite nuove inquadrature, nuovi tagli delle scene, nuovi colori e giustapposizioni di colore. La tipologia dei soggetti rappresentati è la più varia: ballerine, habitués dei cafés, borghesi goderecci, il popolo notturno, ma anche prostitute e le masse di derelitti che vivono ai margini della società, un’umanità che anche Picasso, nel suo soggiorno parigino, rappresenterà proprio nel momento del commiato di Lautrec – morto trentasettenne come Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh – da quel mondo e dalla vita.

Morte improvvisa di Lucian Freud

E' morto mercoledi' sera nella sua casa di Londra uno degli ultimi artisti contemporanei piu' quotati al mondo.
Berlinese di nascita ,fuggito dalla guerra  dopo varie necessitudini arrivo' al successo collaborando assieme ad un altro guru della pittura Francis Bacon .La sua pittura  esprime un figurativo trasformato in una maniera moderna con pennellate virtuose dirette che dirigono l'osservatore verso il punto focale dell'opera.Un artista veramente abile capace di commutare una pittura postimpressionista in una visione carica di pathos.

venerdì 23 settembre 2011

ADRIANO CECIONI

In questo ritratto si notano due aree di colore,la gialla che accompagna i toni caldi del viso e la grigia che riprende i bianchi della camicia.
Cecioni teorico della macchia grazie alla sua esperienza come scultore,fa acquisirela naturalita' di questo volto fondendo in maniera efficacele macchie in ombra con quelle in luce senza complicati artifici.Un particolareche conferma questa sensazione è il lobo dell'orecchio creato con un tono rosatocaldo su un fondo terra.

Telemaco Signorini

Uno scorcio di case in penombra con pennellate semplici accostate proprio a macchie che si notano in maniera evidente con rapporti tonali equilibrati gialli ocra,neri e verdi.Anche il fondo sottostante della tavola vien fatto affiorare,una dimostrazione di essenzialita' che rompe in maniera risolutiva i vecchi canoni accademici delle velature.
Saranno proprio gli edifici e le case i soggetti preferiti di questo pittore fiorentino.

Silvestro Lega

Un'adunata di soldati zuavi in un cielo all'alba dove rieccheggia il rosso dei tipici pantaloni e l'azzurro delle camicie con tocchi decisi su un fondo sottostante piu' scuro.Anche qui le sagome sono accennate e gli scuri equilibrati nonostante tutto c'è un dinamismo incredibile sia per il trombettiere centrale e gli sguardi incuriositi in tenda che per il richiamo con il braccio alzato dei commilitoni impregnati in una nuvola polverosa.
Lega pero' rispetto a Fattori prelidigera' la conversazione dell'animo umano come gia' si puo' intuire in quest'opera dove si nota la comunicabilita' espressiva tra sguardu e gesti.

Giovanni Fattori in vedetta

Uno dei capostipiti dei macchiaioli autore di quest'opera di soggetto militare,un motivo ricorrente dei suoi quadri.
Il formato è orizzontale per aumentare la profondita'con un cielo luminoso ed una striscia di mare all'orizzonte.Una massa scura al centro macchiata di verde dove fa capolino quasi fosse parte integrante del paesaggio un soldato con due cavalliabozzato con tocchi di colore puro che danno la fisionomia.Non ci sono eccessi di colore,tutto è ben distribuito,sia i toni che che la composizione.Il soldato di destra fa specchio col piccolo albero di sinistra e lo steccato richiama l'ombra dei cavalli.
Un'opera raffinata.

MOSTRA MACCHIAIOLI VILLA BARDINI FIRENZE

Ecco una mostra interessante che riporta un'antologica dei pittori piu' significativi del movimento dei Macchiaioli.Un movimento un po' snobbato ingiustamente visto che è stato il precursore del tanto decantato Impressionismo.
Il concetto base di questa pittura è infatti l'approcio diretto con la natura ( en plain air) contro l'accademismo stagnante del periodo.Siamo tra il 1850-70 in un momento critico storico a cavallo del risorgimento italiano e un gruppo di pittori Fattori,Lega,Signorini,Gelati,Gioli,Banti, Cibiana,Borrani e altri si riunisce al caffe' Michelangelo per reinventare una nuova pittura.
La stesura del colore a macchia,senza curare il disegno ne contorni che permette di valutare i rapporti cromatici sara' il nuovo metodo per dipingere in maniera immediata e diretta con la natura.
Riportero' e commentero' alcune opere presenti in mostra di questi pittori.

martedì 20 settembre 2011

COMMENTO DELL'OPERA STAZIONE DI SERVIZIO

Ho visto l'immagine di un fotografo americano che mi ha colpito sia per la composizione e per il cromatismo dei colori e ho deciso di interpretare dipingendola su tela riprendendo uno stile POP/IPERREALISTA.
La parte sinistra dell'opera e' contraddistinta da una zona quasi vuota composta dall'accesso avallato con delle macchie d'olio sparse,poi spostandosi verso il centro si trovano le due pompe di benzina dettagliate con i riflessi e l'usura del tempo,mentre una macchina sosta in posizione obbliqua.
L'edificio è colpito da una forte luce solare che riflette ed in contrasto ci sono le ombre nette delle tende con gli interni soffusi,scuri misteriosi senza la presenza di una figura umana che riprende quell'atmosfera Hopperiana malinconica.
Le insegne con i colori complementari rosso e verde arricchiscono in maniera realistica tutta la scena bilanciando l'isieme dei colori.
Massimo.

sabato 17 settembre 2011

XXIII MOSTRA PITTURA CONTRADA GRANDA CONEGLIANO

Ciao a tutti, mi presento per la prima volta.Sono Massimo Brusadin un appassionato e pittore autodidatta di arte.A me piace dipingere con tecniche differenti e diversi soggetti ,anche se puo' sembrare controproducente per un artista che di solito segue un suo profilo e un suo stile,ma  io sono un istintivo,dipingo quello che mi ispira.
Posso cominciare con un paesaggio come smettere ed incominciare con un tema sacro.A me piacciono le sfide,voglio vedere se riesco ad ottenere certi risultati e il piu' delle volte vengo appagato. Non sono un professionista anche se mi sarebbe piaciuto andare all'accademia delle belle arti pero' coltivo questa bella passione e mi arricchisco leggendo biografie di pittori conosciuti e non ,osservo le loro tecniche cercando in maniera materiale di emularle,mi interesso delle loro particolari vicissitudini che riflettono il periodo storico e se possibile vado a visitare qualche mostra.
Quest'anno come ormai  da una decina d'anni sono andato a Conegliano ad esporre i miei lavori in una delle piu' rappresentative mostre all'aperto del Veneto e nonostante la grande concorrenza di pittori anche professionisti sono riusciuto a vendere una mia opera.Per me è sempre una soddisfazione!Vi mostro il mio lavoro cosi' avro' piacere di ascoltare le critiche ed i commenti. Ciao Massimo

RESTAURO DEL VASARI

Il dipinto, un olio su tavola raffigurante La Crocifissione con la Madonna, san Giovanni evangelista e santa Maria Maddalena, e' stato realizzato da Giorgio Vasari nel 1560, come lui stesso cita nei Ricordi n.267 (''una tavola di mia mano nella cappella di Matteo, e di Simone Botti miei amicissimi'') per la cappella Botti nella chiesa fiorentina di santa Maria del Carmine, dove tuttora si conserva. Era corredato di una predella, oggi perduta, raffigurante La Nativita'.
Il patronato della famiglia Botti sulla cappella duro' fino al 1619, quando il marchese Matteo di Giovanni Battista Botti, senza successori, nomino' erede universale il granduca di Toscana Cosimo II. Nell'ambito dei progetti di rinnovamento chiesastico promosso dal Vasari in molte chiese fiorentine, fu proprio questo altare a fare da prototipo, con un disegno di mano dell'artista stesso, alla serie di altari che saranno successivamente addossati alle pareti della navata unica della chiesa del Carmine.
Nel 1771 un violento incendio distrusse buona parte della chiesa e degli arredi; la tavola raffigurante La Crocifissione, insieme ad altre tre furono salve perche' trasferite all'interno della sacrestia durante i lavori di rinnovamento del soffitto su progetto dell'architetto Zanobi del Rosso. Il dipinto e' un precoce esempio di pittura controriformata, evidente nella composizione che accentua il tono pietistico e trasmette il senso del dolore profondo attraverso le espressioni e le attitudini dei santi che vivono il dramma della Crocifissione, a conferma di come il Vasari fosse attento nel recepire le nuove istanze espresse dalla chiesa per contrastare la tempesta del protestantesimo che stava travolgendo tutta l'Europa.